Roma, 7 febbraio 2013 -
Il Ministero del Welfare ha chiarito che le famiglie che assumono una colf non sono tenute al pagamento del contributo dovuto dalle imprese in caso di licenziamento per finanziare l'Aspi, l'assicurazione sociale per l'impiego, nuovo fondo per la disoccupazione inserito dalla riforma del mercato del lavoro.
Per Raffaella Maioni, Segretaria Nazionale ACLI Colf, "sono state così accolte perplessità e richieste poste insieme ai sindacati dalle ACLI Colf e dalle ACLI, che denunciavano come l'applicazione rigida di una norma della riforma Fornero avrebbe imposto un nuovo e incredibile sforzo alle famiglie (che poteva arrivare fino a 1400 €), spesso a carico di chi deve fare i conti con la non-autosufficienza di un proprio caro, e di fatto favorendo una crescita del lavoro nero".
"Invece di tassare famiglie e anziani", sostiene Stefano Tassinari, Vice Presidente nazionale ACLI, "da tempo diciamo "più cura=più lavoro": favorire una reale emersione e qualificazione del lavoro di cura e di assistenza alle famiglie, inserendolo nelle reti delle politiche sociali locali, è una delle scelte fondamentali per creare lavoro e sviluppo".
Sostenendo in particolare la
necessità di garantire il diritto alla salute e la tutela della non autosufficienza, e il sostegno economico per accedervi, per le ACLI e le ACLI Colf si deve cominciare per tutto il lavoro di cura da una detrazione più forte, che riguardi almeno l’intero costo dei contributi, a favore delle famiglie-datrici di lavoro.
In altri paesi esistono per esempio buone prassi che coinvolgono anche le imprese nell'offerta di buoni di cura. Aver agevolato il coinvolgimento economico delle aziende ha prodotto in Francia il cofinanziamento del welfare da parte di oltre 10mila imprese.
Si avrebbero: emersione di lavoro nero, nuova occupazione, sostegno alle famiglie, più forza al lavoro delle donne e un primo passo verso una sanità più moderna perché riconosce nella cura domiciliare degli anziani, insieme un diritto e un'opportunità per spendere meglio le risorse. Il tutto a costo zero, perché sarebbe ampiamente ripagato dal prelievo fiscale dato dall'emersione del lavoro nero.