FAP ACLI NAPOLI

FAP ACLI NAPOLI non ci sono più i pensionati di una volta

venerdì 24 aprile 2020

pasquale orlando news sociali : Anziani al tempo del Coronavirus. Uscire dall'incu...

pasquale orlando news sociali : Anziani al tempo del Coronavirus. Uscire dall'incu...: Ieri una buona iniziativa. Anziani al tempo del Coronavirus. Uscire dall'incubo sanitario e sociale. Un approfondito confronto sulla qu...



 Anziani al tempo del Coronavirus. Uscire dall'incubo sanitario e sociale.

martedì 21 aprile 2020

Anziani e giovani per una società più giusta!

Di Pasquale Orlando 

Una paura che si legge negli occhi smarriti degli anziani. Occhi che raccontano il timore per una vita che si spegne, che in altri momenti sarebbe naturale, ma che oggi “in questi giorni di tanta sofferenza” – ha detto il Papa a Santa Marta – ha un non so che di ingiusto e tragico. E’ impossibile stringere la mano di chi si è amato tutta la vita, regalare una parola da conservare nel cuore. 
Nulla di tutto questo si può vivere. 
Nella fase dell’allungamento della vita delle persone credo che le sfide principali siano due: dare senso all’invecchiamento attivo e tutelare la non autosufficienza. Previdenza, casa, fisco, lavoro e salute e tempo libero sono tutti aspetti su cui bisogna lavorare con forza nei prossimi anni, sono tutti campi in cui bisogna aumentare le tutele e le opportunità per anziani e pensionati. Lo Stato deve occuparsi di più di chi è anziano e che per anni ha rappresentato la spina dorsale del Paese. Anche il terzo settore organizzato deve fare la propria parte: non si può disperdere la straordinaria energia della terza età, che, tra l’altro, rappresenta la maggiore forza del volontariato italiano. Nell’Italia “che ricuce e dà fiducia” ben richiamata dal capo dello Stato Sergio Mattarella c’è, fortunatamente, un forte rimando ad un impegno collettivo che non può che coinvolgere in maniera forte anche le persone anziane. 

Nonostante il Coronavirus le politiche sociali sono indispensabili alla tenuta della necessaria coesione sociale del Paese: senza tutela delle fasce deboli l'Italia non potrà garantirsi i presupposti dello sviluppo possibile. Bisogna, poi, continuare a garantire i livelli essenziali di assistenza alle tantissime persone non autosufficienti che subiscono una drammatica emarginazione. L'anziano è davvero una grande risorsa sociale in una fase in cui le giovani generazioni si vedono chiuse le porte del mercato del lavoro, ma la loro difesa è ancora più necessaria quando la risorsa si esaurisce e la società emargina le persone anziane. Questo lavoro non può svolgersi solo a livello centrale ma deve percorrere i territori comunità per comunità. A livello locale bisogna garantire l'impegno del terzo settore nelle difficili vertenze per la salute rese drammatiche dai tagli alle strutture sanitarie ed ospedaliere mentre nel Paese non decollano i servizi territoriali di prevenzione e cura. La nuova stagione di crisi finanziaria degli enti locali mette in dubbio le conquiste sul piano dei trasporti mentre la qualità della vita delle persone anziane e delle fasce deboli della società non trova la giusta considerazione nell'elenco delle priorità dei piani sociali di zona, visto che i Comuni, con poche risorse, sono costretti a dolorose selezioni. 
Uno dei grandi successi italiani è l’allungamento della vita. Diciamolo con forza a dispetto di tutti i burocrati che si lamentano dei costi del sistema pensionistico! L’allungamento della vita non è, come taluni dicono un “ costo “ da pagare ma un grande fattore di sviluppo. La cultura dominante economicista sottolinea il peso dell’invecchiamento demografico sui conti pubblici ed economisti qualificati stigmatizzano il fatto che abbiamo l’ardire di non morire abbastanza presto dopo la pensione. 
Non si riesce a capire appieno come gli investimenti in sanità, servizi, assistenza, possono costituire un’opportunità di miglioramento per tutti. Il sistema di welfare deve essere letto non come una zavorra ma come importante pro-motore di crescita e di sviluppo per il Paese. Come si fa a non comprenderlo? Investire nel welfare permette da un lato di dare delle risposte concrete alle persone che ne hanno bisogno e, dall’altro, consente di promuovere occupazione. Oggi la condizione dell’essere anziano non viene percepita come una risorsa perché quello che incombe, nelle politiche in generale, è la questione sanitaria. Ma il tema degli anziani non può essere ridotto al problema sanitario, o meglio può diventare un problema sanitario ma nella fase ultima della non autosufficienza. Quindi non pensiamo di chiudere in casa gli anziani fino a Natale. Molti anziani e pensionati possono però smettere di sentirsi utenti e riconoscere a se stessi il ruolo di soggetti in grado di offrire il proprio contributo alla comunità. Vivendo in prima persona i problemi legati alla loro condizioni, possono senza dubbio leggere i bisogni comuni offrendo risposte personali e collettive. In questo modo potranno rafforzare organizzazioni di qualità e radicate capillarmente sul territorio, valorizzando la forza della mutualità e l'enorme potenziale del lavoro volontario. Io sono convinto che gli anziani possano essere protagonisti di una nuova stagione di autogestione aperta e democratica e dare ancora un buon esempio alle nuove generazioni.

lunedì 20 aprile 2020

per il futuro delle comunità dopo l’emergenza.un patto nuovo tra sindaci. società civile e politica..

pasquale orlando news sociali : per il futuro delle comunità dopo l’emergenza.un p...:

per il futuro delle comunità dopo l’emergenza.un patto nuovo tra sindaci. società civile e politica.

Nuovo appuntamento “digitale” di Cives – Laboratorio di formazione al bene comune. Si è tenuto sabato in videoconferenza e in diretta su Facebook per pensare al futuro delle comunità dopo l’emergenza.
La riflessione collettiva si è svolta con l’intervento di alcuni sindaci della provincia di Benevento: Giuseppe Addabbo, Sindaco di Molinara; Luigino Ciarlo, Sindaco di Morcone; Pasquale Narciso, Sindaco di Campolattaro; Floriano Panza, Sindaco di Guardia Sanframondi e Zaccaria Spina, Sindaco di Ginestra degli Schiavoni.


Il coordinamento è stato di Ettore Rossi, direttore dell’Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della Diocesi di Benevento che ha introdotto il confronto spiegando che scopo dell’iniziativa “è di capire insieme con quali strategie le zone interne possano uscire dalla difficoltà rappresentata dall’aggressione del virus. Dobbiamo muoverci verso un una prospettiva nuova che non sia la riproposizione del già vissuto, considerato che per molti aspetti non andava bene. È evidente che il futuro si progetta nell’oggi attraverso il metodo del dialogo tra le istituzioni e gli altri attori della società locale per trasformare la crisi che stiamo vivendo in un’opportunità per le nostre comunità”.

Ha esordito Giuseppe Addabbo sottolineando il fatto che l’emergenza sanitaria ha colto tutti di sorpresa: “Di fronte a ciò ognuno ha provato a rispondere nel modo migliore possibile, andando incontro alle difficoltà della popolazione, soprattutto dei più deboli. È chiaro che adesso va progettato il dopo, senza perdere l’attenzione sull’aspetto sanitario. La mia preoccupazione, dal punto di vista economico e sociale, è che, in un tessuto già debole come il nostro, possano acuirsi le sofferenze. Per evitar ciò il governo centrale deve provvedere a delle differenziazioni, deve agire in tal senso, non trattando le zone interne allo stesso modo delle aree metropolitane. Penso che la seconda fase ci deve vedere protagonisti con rappresentanti delle zone interne che si siedono al tavolo governativo per capire come portare avanti la situazione. Ho l’impressione che molte attività che già stavano in sofferenza non so se riprenderanno l’attività, per cui è fondamentale che l’assestamento delle nostre aree non ci penalizzi ulteriormente”.
Il sindaco di Morcone, Luigino Ciarlo, ha detto “ognuno di noi, in questo momento, deve fare il lavoro a cui è preposto: noi sindaci siamo in prima linea e dovremmo essere i portatori, presso il governo regionale e quello centrale, delle istanze che provengono dai territori. Dobbiamo però guardare al futuro con speranza riflettendo su cosa è successo nel passato. Tante zone hanno pagato un prezzo altissimo e questa volta le aree interne sono state più fortunate. L’aspetto sanitario sarà fondamentale nei prossimi giorni rispetto al quale dovremmo trovare, insieme, soluzioni condivise”.
“A Morcone – ha aggiunto – abbiamo subito provato a fare rete attivando tutte le misure utili per fronteggiare l’emergenza, coinvolgendo medici e personale sanitario. A tal proposito dovremo muoverci per fare in modo che la sanità torni ad un livello di base sui territori”.
“La nostra esperienza è quella di un comune fortunato – ha detto Pasquale Narciso – poiché non abbiamo, per tante ragioni, emergenze. Nonostante ciò la comunità sta risentendo di questa chiusura che ha costretto tutti a rivalutare molte questioni. Probabilmente questa pandemia servirà anche a pensare a nuovi modelli di società. Nella seconda fase, a cui andremo incontro, con la ripresa delle attività, dobbiamo stare attenti perché l’emergenza non è finita e dobbiamo evitare nuovi contagi.
“Rispetto alla questione delle aree interne – ha aggiunto Narciso – possiamo indirizzare le nostre forze su una valorizzazione dei territori; le infrastrutture giocheranno un ruolo fondamentale per questo obiettivo ma la strategia delle aree interne va necessariamente rivista facendo in modo che i servizi, ad esempio, vadano non accorpati ma potenziati e resi più efficienti. Immagino i nostri comuni come luoghi dove poter risiedere e andare a lavorare altrove in maniera agevole”.
“Una riflessione – ha concluso Narciso – va fatta anche per quanto riguarda la sanità che oggi vive troppa disparità, con terapie intensive che sono sproporzionate rispetto al numero della popolazione”.
Il sindaco di Guardia Sanframondi Floriano Panza ha riflettuto sul post pandemia: “Pochissimi, in maniera sincera, ne stanno dibattendo sebbene questo sia un problema reale. Moltissimi si augurano che tutto torni come prima ma non è detto che lo stare come prima sia una cosa assicurata o auspicabile: se si segue il quadro di riferimento che sta venendo fuori dallo scenario nazionale ci rendiamo conto che potremmo persino peggiorare la nostra situazione. Infatti chi si candida a gestire le risorse per la ripartenza sono quegli stessi soggetti e quegli stessi territori che avevano già tanto. Questo significa che il turismo, l’agricoltura, i servizi, le industrie che erano già fiorenti altrove, riceveranno nuova linfa. Avverrà che queste nuove risorse verranno destinate alle attività produttive che devono riprendere ma al Sud cosa succederà? Possiamo ancora presentarci con progetti fatti di chiacchiere?
Dobbiamo vivere il Sud in maniera diversa. Mi auguro che questa situazione che stiamo vivendo ci porti almeno il risultato di farci cambiare visione. La cosa peggiore che ci può capitare è che, dopo questa pandemia, tutto resti come prima, anche il modo di pensare.
Adesso, invece, dobbiamo mettere in campo una classe dirigente che pensa e che investa in maniera totalmente diversa rispetto al passato. Ci servirà innanzitutto cambiare per noi meridionali e sanniti.
Le idee imprenditoriali innovative devono ricevere danaro per migliorare.
Noi dobbiamo avere la capacità di candidarci non alla fase due, ma direttamente alla fase tre!
La nostra situazione di disagio è antica e mi auguro che la Regione, che sta operando correttamente, entri in questa logica e non si faccia precedere da altre regioni”.
“Dobbiamo capire – ha concluso Panza – che le risorse ci servono per sostenere le idee imprenditoriali, non per rifare le piazze in cui non c’è nessuno”.
Zaccaria Spina, sindaco di Ginestra degli Schiavoni, ha detto: “Le nostre comunità in questo momento si trovano, utilizzando un linguaggio della contemporaneità, in terapia intensiva da cui possono uscire o con la morte o con la guarigione. Credo che i temi fondamentali possono essere essenzialmente sintetizzati in: lavoro – formazione – semplificazione. Ma sarà fondamentale riuscire ad inculcare a livello regionale e nazionale l’idea della necessarietà di una legislazione separata, di norme ad hoc che siano diverse ed adeguate ai contesti di riferimento. In buona sostanza non si possono fare le stesse leggi che valgono per i piccoli centri delle aree interne e per le aree metropolitane. 
È vero che abbiamo risorse ma queste non cambieranno la situazione: nei nostri piccoli centri abbiamo rifatto piazze, marciapiedi, pubblica illuminazione ma non servirà a molto se i nostri comuni restano vuoti o con difficoltà nel collegarsi. Una legislazione differenziata servirebbe non solo sotto l’aspetto economico ma soprattutto sono importanti le regolamentazioni in merito allo snellimento della burocrazia, in modo da rendere più serene le attività ma anche la vita dei cit
tadini.
C’è bisogno di far capire questa necessità e poi fare proposte serie ed organiche anche tramite rappresentanti che siano anche un po’ meno portavoce e più incisivi nelle scelte e nelle decisioni perché altrimenti le nostre aree sono destinate a soccombere ma questa volta in maniera definitiva”.
I sindaci hanno dialogato con gli esponenti delle principali espressioni del sociale organizzato e sono state individuati i presupposti per un patto nuovo per lo sviluppo del Sannio