"Ancora una volta non le toccheranno - afferma Pasquale Orlando, segretario della Fap ACLI partenopea- ma è il caso di mettere mano ad un vero e proprio scandalo sociale."
Un pensionato su due (il 43,5%, pari a 6,8 milioni di persone), percepisce un assegno mensile inferiore a mille. È questo lo scenario difficile che emerge dal bilancio sociale dell’Inps. Oltre 2,1 milioni di pensionati (il 13,4%) nel 2013 aveva un reddito previdenziale inferiore ai 500 euro mentre quasi il 70% aveva meno di 1.500 euro al mese. Il 26% dei pensionati (circa 4 milioni) si colloca nella fascia tra mille e 1.500 euro mensili; un altro 15% (2,3 milioni di pensionati) supera i 2mila euro al mese.
Il bilancio fotografa una realtà in cambiamento caratterizzata da un aumento dell’età media dei pensionati, dal ritorno delle colf italiane, dal calo di apprendisti e operai, dalla flessione degli iscritti a causa del blocco del turn over nella pubblica amministrazione e dall’incremento degli over 40 tra i lavoratori autonomi.
Per le pensioni di vecchiaia l'età media è risultata pari a 64,0 anni per i dipendenti privati, a 65,1 anni per i dipendenti pubblici ed a 64,6 anni per i lavoratori autonomi. Per le pensioni di anzianità, l'età media di chi esce dal lavoro è salita a 59,6 anni tra i dipendenti privati, a 60,7 anni tra i dipendenti pubblici mentre è scesa a 59,9 tra i lavoratori autonomi.
Dal bilancio sociale si vede anche che nel 2013 i lavoratori domestici iscritti all'Inps erano 749.840, con una riduzione rispetto al 2012 di 42.858 unità (-5,4%). Questa flessione è più marcata per i maschi (-18,6%) che per le donne (-2,8%) ma soprattutto sconta un calo tra gli stranieri (47.098 in meno con un -7,4%). Per i collaboratori domestici italiani si registra invece un aumento (4.240 unità in più con un +2,8%). Solo il 21% dei domestici è italiano ma in soli due anni la crescita degli italiani tra le colf è stata quasi del 4,0%.
La crisi ha prodotto un calo degli apprendisti (-4%) e degli operai (-3,5%). A risentire meno della difficile situazione economica sono gli impiegati (-1,3%) e i dirigenti (-2,1%). Gli unici che rispetto al 2012 presentano un aumento sono i quadri (+0,5%).
Gli uomini rappresentano il 58,4% dei dipendenti, con un decremento dello 0,2% rispetto al 2012, mentre per le donne, che sono il restante 41,6%, c’è stato un aumento dello 0,2%.
Altro fattore di cambiamento è l’età dei lavoratori autonomi iscritti all’Inps che supera i 40 anni. La fascia più cospicua è rappresentata dai 40-49enni con 1.384.148 unità, seguita dalla fascia 50-59 anni con 1.102.362 unità. La prevalenza è maschile (64,1%) mentre la percentuale femminile che sceglie l’atività autonoma è del 35,9%, con uno scostamento meno accentuato rispetto agli artigiani.
La crisi ha determinato l’esplosione della spesa per ammortizzatori sociali. Rispetto al 2012, c’è stato un incremento delle erogazioni per la Cig nel suo complesso di circa 600 milioni (+9,6%), e per l'Indennità di Mobilità di circa 480 milioni (+17,2%), mentre emerge un lieve decremento della spesa per l'indennità di disoccupazione di 134 milioni (-1%). L'ammontare della spesa per ammortizzatori sociali è stata di 23,5 miliardi, dei quali 14,5 di prestazioni e 9 di contributi figurativi, con un aumento rispetto al 2012 di 938 milioni di euro (+4,1%). L'ampiezza dell'utilizzo degli ammortizzatori nel 2013 emerge anche dai dati sui beneficiari: la Cig ha coinvolto in tutto oltre un milione e mezzo di lavoratori, la mobilità ne ha interessati oltre 300.000 e la disoccupazione nel suo complesso oltre tre milioni e mezzo. In totale oltre quattro milioni e mezzo di lavoratori hanno percepito almeno un ammortizzatore sociale nel corso dell'anno.
il cannocchiale
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